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Regno Unito: Quali sono le prospettive per i pagamenti in euro transfrontalieri?

Secondo le attuali disposizioni, non vi è alcuna differenza per i consumatori o per le imprese dell’eurozona effettuare transazioni in euro all’interno del loro paese o con un altro paese dell’eurozona.

A marzo 2018, la Commissione Europea ha presentato una proposta per estendere tale beneficio ai paesi non facenti parte dell’eurozona. Questo permetterebbe a tutti i consumatori e le imprese in Europa di godere pienamente dei benefici del Mercato Unico quando si invia denaro, si preleva del contante o si paga qualcosa all’estero.

Quindi, fin dove arriverebbe questa proposta e che cosa significherebbe, in particolar modo alla luce dell’uscita del Regno Unito dall’Europa prevista per il 29 marzo 2019?

Quali sono i cambiamenti proposti?

Se attuati, le due modifiche proposte al Regolamento sui pagamenti transfrontalieri (CBPR) richiederebbe ai fornitori dei servizi di pagamento di (PSP):

  • Negli Stati membri non appartenenti all’eurozona, allineare le commissioni per i pagamenti transfrontalieri in Euro (a titolo di trasferimento di credito, pagamento con carta, rimessa di denaro o prelievo di contanti) con spese per i corrispondenti pagamenti nazionali effettuati nella valuta ufficiale dello Stato membro (il così detto “principio di pari diritti”); e
  • Informare i consumatori del costo di una conversione di valuta prima di effettuare un pagamento all’estero in una valuta diversa da quella di origine. Nello specifico, quando ai consumatori viene offerta più di un’opzione per la conversione di valuta, ad esempio tra i servizi della loro banca ed i servizi di conversione dinamica della valuta (DCC) forniti al momento dell’acquisto – essi sarebbero in grado di confrontare le offerte e scegliere quella più favorevole.

Secondo la Commissione Europea, questi nuovi requisiti non imporrebbero un onere aggiuntivo sulle banche, dovuto dal fatto che: riguarderebbero unicamente i pagamenti transfrontalieri in euro per le banche situate in Stati membri dell’Unione Europea non appartenenti all’eurozona (in cui i pagamenti beneficiano già di un’infrastruttura efficiente) e dovrebbero semplicemente adeguare la documentazione relativa alle tasse sui prodotti e servizi, che viene già regolarmente effettuato.

Qual è lo stato attuale della proposta e quando entrerà in vigore?

La proposta sta attualmente in corso di avanzamento al Parlamento Europeo, e ci si aspetta che venga concordata durante il quarto trimestre del 2018.

Quando le proposte furono pubblicamente annunciate per la prima volta, la Commissione Europea aveva fissato come data di attuazione il 1°gennaio 2019, indicando chiaramente l’importanza e la priorità della proposta. Le proposte sono ora in discussione, e una volta che il testo comune è concordato, verrà tradotto e poi pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea (che solitamente avviene dai 3 ai 4 mesi dopo l’accordo). La data di implementazione ci si aspetta essere 12 mesi dalla pubblicazione ufficiale, quindi durante il primo trimestre del 2020.

Una revisione della sua efficacia da parte della Commissione Europea sarebbe inoltre programmata per il 22 ottobre, il quale prenderebbe in considerazione la possibilità di estendere la regolamentazione a tutti i pagamenti transfrontalieri, inclusi quelli non effettuati in euro. 

Cosa accadrà dopo la Brexit?

In data 9 ottobre 2018, il governo britannico ha pubblicato le bozze di “Electronic Money, Payment Services and Payment Systems” Regulations 2018 e la relativa nota esplicativa. Queste versioni sono ora state presentate al Parlamento. Questo progetto modificherà la mantenuta legislazione europea relativa alle norme sui servizi di pagamento del 2017, i regolamenti sul denaro elettronico del 2011 e il regolamento SEPA, per garantire che questi continuino a funzionare efficacemente nel Regno Unito anche in caso di un uscita dall’ Unione Europea in caso di un no deal sulla Brexit.

In particolare, il governo britannico sta cercando di massimizzare le prospettive del Regno Unito di rimanere nel SEPA come paese terzo. Secondo una lettera di John Glen (Segretario economico al Tesoro) a Sir Bill Cash (presidente del Comitato di controllo europeo) del 18 settembre 2018, “ciò comporta la fissazione di questi articoli della legge europea in modo tale da poter trovare il nostro statuto nazionale” funzionalmente equivalente “ai sensi dei criteri di accesso alla SEPA del Consiglio europeo dei pagamenti”.

L’attuale approccio del governo britannico è che il CBPR non dovrebbe rimanere nel libro degli statuti del Regno Unito dopo Brexit. La logica è che l’applicazione del CBPR solo alle banche del Regno Unito, effettuando pagamenti nel Regno Unito, li metterebbe in una situazione di svantaggio competitivo, e l’equivalenza del CBPR non è un requisito per la partecipazione dei paesi terzi all’AUPE. Questo approccio è anche in linea con l’opinione storica del governo britannico secondo cui non si dovrebbe estendere il CBPR alle operazioni di pagamento in sterline.

 
 

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